Newsletter

Intervista a Michele Manara di Mentor & Faber

Intervista a Michele Manara di Mentor & Faber

Michele Manara – Mentor & Faber
foto-manara1.pngCosa comporta l’emergenza sanitaria per la riorganizzazione del lavoro? Quali metodi avete adottato?
Fortunatamente oggi c’è la tecnologia che ci supporta: sono bastati un paio di giorni per passare al lavoro da casa sia nella sede di Milano che a Verona. E paradossalmente ci siamo scoperti ancora più uniti. Dobbiamo però stare attenti a definirlo “smart”, perché in realtà siamo tutti “remote”: occorre riorganizzare sia la vita professionale che quella privata, per evitare contraccolpi dopo. Ma con i clienti e i candidati non c’è stato un vero cambiamento, perché molto lavoro si fa già a distanza. Manca forse un po’ di new business, mentre i clienti storici li seguiamo senza problemi. Anche la consulenza in project management, commerciale e HR si fa tranquillamente in video, pur con un po’ di scomodità se ci sono più persone e più luoghi.

Che cosa è cambiato nella relazione tra le persone, nei tempi e nei modi, negli obiettivi?
Dividerei tra consulenza e selezione del personale. La prima con i clienti procede senza problemi, una volta che si sistemano le priorità di sicurezza: il virus è una minaccia inusuale che non coinvolge l’azienda ma le persone, e queste hanno bisogno di un supporto anche psicologico. Invece per la selezione i progetti vanno avanti senza problemi e gli incontri con i candidati si tengono tranquillamente online. C’è un comprensibile rallentamento per gli aspetti pratici, come per firmare il contratto. Alcune aziende invece hanno rallentato, ma è un peccato reagire mostrando incertezza: potrebbero proseguire nella ricerca e selezione, per essere già pronte a ripartire dopo l’emergenza. Una cautela che è più delle grandi aziende: le piccole si lanciano già nel dopo-crisi, fanno fruttare al massimo il poco tempo, sono concrete e pragmatiche. A chi frena si spiega il contesto e si aspetta che passi il timore di sbagliare. Noi possiamo accompagnarli, ma non spingerli.

L’emergenza virus rende più difficile o aiuta a capire e valutare le persone che si incontrano?
Da un lato ci aiuta, perché è nelle difficoltà che si vede quanto si vale davvero. Oggi ci sono candidati che il mercato del lavoro aspetta a braccia aperte, e infatti oltre il percorso di selezione noi cerchiamo carriere da far crescere: eppure proprio ora molti rimangono in attesa. E anche le aziende non dovrebbero aspettare, perché la squadra si fa adesso, allenandola per la ripartenza. Lo stesso vale per la consulenza: meglio tirare fuori i progetti dal cassetto, pensare bene ai propri valori, a come premiare e gestire il personale, a rifarsi il look. Questo è un tempo dedicato alla riflessione ma anche alla progettazione, e non andrebbe sprecato.

Cosa dovrebbero cercare le aziende nei candidati? Determinazione, ottimismo, visione, resistenza?
In tempi di crisi hai bisogno di persone davvero responsabili di quello che fanno. Andiamo verso modifiche sostanziali del modo di lavorare, quindi occorre essere consapevoli del processo aziendale. Tra l’altro oggi i candidati con queste caratteristiche sono professionisti di grande competenza, molto richiesti, e rispetto al passato possono scegliere per chi andare a lavorare. Le aziende devono esserne consapevoli e cambiare il loro approccio alla selezione. Per questo chiedo sempre “perché uno bravo dovrebbe lavorare per voi?”

Sull'altro versante: i candidati sono consapevoli di trovarsi in uno scenario mai sperimentato?
Visto che siamo in una fase di attesa, cercare lavoro è come cercare casa, e ci si chiede se valga la pena di traslocare. Oggi che non possiamo nemmeno uscire di casa la voglia di osare manca. Eppure i professionisti devono guardare con interesse alle mosse delle aziende - la propria e le altre - perché non tutte usciranno dalla crisi nello stesso modo. Vigilare pensare al dopo, quindi, senza chiudere le porte alle opportunità. Tra breve spero che le persone inizino a guardarsi attorno ed eventualmente a valutare le possibilità di carriera. Per questo sollecito a scriverci e mandarci un cv: già adesso possiamo incrociarli con i bisogni di un’azienda.

A quali progetti o servizi state pensando, da avviare o rinnovare come formula “anti-virus”?
Abbiamo diverse idee per ripartire da subito: cambieremo già nella nostra comunicazione, per essere più noi stessi, allineati ai nostri valori, esprimerci diversamente. E poi una modalità innovativa per presentare alle aziende i candidati e i loro meriti. L’importante è sottolineare il nostro impegno verso i valori e basare la motivazione su di essi. Approfittiamo della “pausa” per trasformare le idee in un autentico business plan!